Ambiente e tumori: il 40% dei casi di cancro si potrebbe prevenire e «solo» il 5% è conseguenza del posto in cui viviamo

di Vera Martinella

Un altro 10-12% delle neoplasie è causato da infezioni croniche, alcune evitabili e altre prevenibili con il vaccino (come quelle da Hpv o epatite B). Ma nessun fattore di rischio agisce singolarmente

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Perché? Se una risposta «personalizzata» ancora non c’è, si conoscono molte delle cause che portano alla formazione di una delle circa delle 250 malattie neoplastiche molto diverse tra loro che ogni anno vengono diagnosticate a 377mila italiani. Almeno il 40% dei casi di tumore è dovuto a stili di vita dannosi (fumo, cattiva alimentazione, sovrappeso, sedentarietà), per cui ognuno di noi potrebbe fare molto solo seguendo buone abitudini quotidiane. Un altro 10-12% è causato da alcune infezioni croniche (alcune evitabili e altre prevenibili con il vaccino) e circa il 5% è conseguenza dell’ambiente in cui viviamo.  

Quanto incidono le condizioni ambientali in cui viviamo sul rischio di ammalarci di tumore?
«L’inquinamento ambientale (in particolare quello atmosferico) include varie sostanze cancerogene provenienti da attività umane (traffico veicolare, industrie, riscaldamento domestico) o da sorgenti naturali (radiazioni ionizzanti, raggi ultravioletti). In Italia, è responsabile di circa 5 casi di cancro su 100 — risponde Diego Serraino, direttore dell’Unità di Epidemiologia oncologica dell’Irccs Centro di riferimento oncologico - CRO di Aviano —. In Paesi dove i livelli di inquinamento sono molto più alti tale quota può superare il 10%».  

Quanti tumori in Italia sono dovuti all’inquinamento?
«All’inquinamento ambientale si possono attribuire circa 15-18mila nuove diagnosi di cancro annue nel nostro Paese — chiarisce l’esperto —: di queste, tra 4 e 5mila sono neoplasie polmonari. Va ricordato, però, che nessun fattore di rischio agisce da solo: anche l’inquinamento ambientale necessita di altre “concause” contemporanee legate a stili di vita (come per esempio fumo di tabacco e smog), occupazionali, genetici (quali pelle chiara ed esposizione solare per i tumori cutanei) o familiari».

Quali sono i cancerogeni ambientali certi?
«L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha riconosciuto come causa certa di tumori decine di inquinanti ambientali, sostanze alle quali le persone sono esposte involontariamente, non per motivi di lavoro o per scelte di vita individuali — dice Serraino —. Tra queste, un posto di particolare importanza per la loro ubiquità va alle polveri sottili (lo smog), un insieme di cancerogeni che sono una causa certa di aumento di rischio del tumore del polmone, probabilmente della vescica e di altre neoplasie dell’apparato respiratorio. Anche vari tipi di radiazioni naturali (come il radon) e l’irraggiamento solare (melanomi e tumori vari della pelle) sono cancerogeni ambientali a cui siamo esposti involontariamente. Per alcuni cancerogeni chimici o fisici, poi, l’esposizione ambientale è limitata a sottogruppi di popolazione: è il caso, per esempio, di asbesto, polveri di legno, formaldeide, metalli pesanti quali arsenico e cadmio».

E poi ci sono gli agenti biologici.
«Certamente. Le statistiche più attuali dicono che fino al 15% dei tumori sono causati da infezioni, soprattutto virali. Per due di queste infezioni esistono i vaccini efficaci: il virus dell’epatite B che causa il tumore del fegato e il Papillomavirus umano (o Hpv) che provoca il tumore della cervice uterina e aumenta il rischio di altri tumori ano-genitali e del cavo orale. Sappiamo poi che tra i batteri, l’Helicobacter pylori è responsabile del carcinoma dello stomaco e di un raro linfoma. E ancora: il virus dell’epatite di tipo C è un'altra causa del carcinoma epatocellulare. Alcuni virus potenzialmente oncogeni sono molto diffusi (il virus di Epstein-Barr) e altri molto meno, come per esempio l’Herpes-virus (sarcoma di Kaposi)».

Chi rischia di più?
«Dal punto di vista individuale sono i fumatori le persone a maggior rischio di cancro: direttamente o indirettamente come co-fattore, sono quasi circa 120mila i tumori dovuti al fumo e potenzialmente evitabili in Italia — conclude Serraino —. Poi c’è l’età: con il passare degli anni si accumulano le esposizioni dannose. Ci sono anche persone in maggior pericolo di altre per scelte di vita (per esempio per sovrappeso o inattività fisica), per fattori occupazionali (alcuni lavori espongono a maggior repentaglio per le sostanze con le quali si entra in contatto ogni giorno), genetici, familiari (anche se una minima quota dei casi di cancro è ereditaria) o per malattie concomitanti che fanno salire anche le probabilità di sviluppare una neoplasia: per esempio diabete, malattie infiammatorie croniche, immunodepressione post-trapianto o per Aids».

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10 maggio 2022 (modifica il 11 maggio 2022 | 11:39)

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